Koselig #187 - che lavoro fai, davvero?
E che cosa sei disposto a perdere per farlo per bene?
Quello che mi piace di più del parlare e dello scrivere in pubblico è che mi vengono idee nuove e diverse rispetto a quelle che mi vengono pensando da sola o parlando con altre persone/IA. C’è qualcosa di profondamente generativo in un palcoscenico, c’è quando reciti un copione, figuriamoci quando vai a braccio. È successo anche l’altra sera, rispondendo a una delle domande più frequenti legate all’arrivo dei modelli linguistici come ChatGPT: perderò il mio lavoro?
La mia risposta da copione è “forse sì, ma credo che quello di cui abbiamo davvero paura è perdere una fonte di sostentamento, cioè lo stipendio, e che slegare il lavoro dallo stipendio è un discorso che dovremmo prima o poi fare”. È una risposta terrorizzante e io sono già abbastanza spaventosa di mio, per quanto provi a sorridere fortissimo. E pensa che mi contengo, perché la mia vera risposta sarebbe che la vera società della performance agisce contro di te a scuola e in ufficio, non sui social media, che ne sono un pallido riflesso. Ma sorrido e non lo dico.
E quindi venerdì sera, ospite dei Lions a Rivanazzano Terme con
, qualcuno dentro di me ha cambiato la risposta e la nuova risposta è: che lavoro fai davvero?Io lo so, che lavoro faccio davvero, e non coincide minimamente con l’output finale (idee ingabbiate in slide e testi frutto di compromessi da uno a mille). Io di lavoro curioso in giro e colleziono segnali deboli scommettendo su quelli che diventeranno community. E poi aiuto le persone che mi chiedono di farlo a far diventare questa curiosità parte dell’ingranaggio aziendale cercando di non farla stritolare e diventare il canonico topolino. Ma ti giro la domanda, partendo dalle professioni intellettuali, quelle che si sentono più minacciate dalle intelligenze artificiali (pensate se un matematico si fosse sentito minacciato da Enigma in che mondo vivremmo adesso).
Che cosa fa davvero un professionista?
Quando pensiamo a un “professionista”, ci viene in mente qualcuno che ha studiato tanto, conosce le regole del suo mestiere, lavora tantissimo.
Ma è tutto qui? Oppure c’è qualcosa di più?
Proviamo a guardare meglio.
Dietro ogni professione, c’è un gesto umano che cambia da persona a persona, e che non si può insegnare solo con i libri. È lì che si nasconde il vero lavoro.
Il medico: più che curare, ascolta
Un bravo medico non si limita a prescrivere esami o medicine.
Entra nella storia di chi ha davanti.
Sa che ogni paziente è diverso, anche se la diagnosi è la stessa.
Ascolta non solo i sintomi, ma come una persona li racconta.
E spesso, prima ancora della cura, offre una presenza che rassicura.
Il pubblicitario: più che convincere, capisce
Non basta avere un’idea brillante.
Chi lavora nella pubblicità deve mettersi nei panni degli altri: capire che cosa desiderano, che cosa temono, che cosa li fa sorridere.
Crea messaggi che parlano alle emozioni, non solo alla logica.
Spesso traduce un concetto complesso in un’immagine semplice, che colpisce e resta.
Il giornalista: più che informare, sceglie
Viviamo sommersi dalle notizie.
Il giornalista non racconta tutto: sceglie che cosa dire, come dirlo, e a chi.
Il suo vero lavoro è filtrare, contestualizzare, rendere comprensibile.
Un bravo giornalista sa che non basta riportare i fatti: bisogna prima di tutto trovarli e poi anche dare senso e farlo con responsabilità.
L’avvocato: più che difendere, traduce
Il linguaggio della legge è complesso, a volte quasi incomprensibile.
L’avvocato lo conosce, ma deve renderlo vivo, umano, utile.
Aiuta le persone a orientarsi, a difendersi, a farsi ascoltare.
È un ponte tra le regole astratte e le situazioni reali.
Allora che cosa fa davvero un professionista?
Fa qualcosa che non si vede subito, ma che fa la differenza.
Un professionista è qualcuno che, insieme alle competenze, coltiva attenzione, sensibilità, capacità di relazione.
Il vero professionista sa che ogni situazione è unica.
E che il suo compito non è solo fare bene il suo mestiere, ma fare bene alle persone. Anche rischiando di perdere quel cliente.
E tu, che lavoro fai? E quanto bene fai alle persone intorno a te? Perché se è poco, allora sì, un’AI potrebbe sostituirti, anche tra poco, e gli umani intorno a te la accoglieranno con sollievo.
Tre post per ricordarsi che niente è scolpito nella pietra, neanche la pietra
Francesco D’Isa su Engramma. Contro il copyright. Pirateria, disobbedienza civile e creatività collettiva.
”Non si propone, dunque, di eliminare il copyright senza offrire un’alternativa: si tratta, piuttosto, di riconoscerne la natura esclusivamente economica per renderlo un meccanismo più fluido, capace di assecondare il tessuto condiviso e cumulativo su cui si regge ogni atto creativo, invece di soffocare l’incessante scambio di idee che alimenta la vita culturale.”Nature, Do smartphones and social media really harm teens’ mental health?
“jumping from anecdotal cases to an assumption that social media is a terrible peril for all teenagers is problematic”Marinella De Simone, Complexity Institute
”Ma può esistere un’intelligenza disincarnata? Possono esistere esseri – di qualsiasi forma e sostanza essi siano – che non hanno relazioni con il mondo così com’è e che sono considerabili comunque come intelligenti? Se seguiamo un approccio cartesiano, in cui mente e corpo, e per estensione mente e natura, sono separati e separabili, sì.”
Libri letti e in corso
Project Hail Mary di Andy Weir, in originale. Il professore di scienze che abbiamo sognato tutte incontra un amico nello spazio profondo.
Il giorno dell’ape di Paul Murray tradotto da Tommaso Pincio (87%)
Kairos di di Jenny Erpenbeck tradotto da Ada Vigliani (22%, arranco un po’)
Serie tv
Criminal Minds (11), The Pitt (1), Chicago Med (10), Adolescence (miniserie), The Residence (1)
Serie un po’ abbandonate
Disclaimer (1), M, il figlio del secolo (1), Silicon Valley (1), Star Wars Andor (1), High Potential (1), Black Mirror (7)
Serie finite
Adolescence (miniserie), in cui si vede chiaramente che siamo tutti in prigione
Severance (2), mi consiglia ChatGPT: Crea un “suono di soglia”: una playlist che segna il passaggio dal dentro al fuori, dal lavoro al riposo.
Zero Day (miniserie), brutta, ma brutta forte, unica cosa che rimane: ma quindi l’11 settembre se lo sono davvero fatto da soli e stanno per dircerlo?
Reacher (3), un po’ noiosetta, ultima puntata dalle parti di Bud Spencer
22/11/1963, giusto finirla in questi giorni, per ricordare che la storia non è lineare
Paradise, il Don’t look up che mi meritavo.
Prime Target, una bellissima idea sprecata.
Blacklist. Sono in lutto. Il mondo senza Raymond Reddington e i suoi accoliti è molto meno interessante.
Silo. Una lentissima esplorazione del conflitto tra informazioni e bulloni, con un’eroina di cui non puoi più fare a meno.
Bulletproof, amata molto, nonostante tutto.
Killing Eve (4), quasi solo per fan. Consiglio la prima stagione e basta.
The Night Agent (2), un po’ confusetta.
The Agency (1), mi manca Malotru.
The recruit (2), cialtronissima e per questo impeccabile.
Incontri pubblici
Presentazioni di In principio era DeepSeek / interventi a convegni
Venerdì 9 maggio, Reggio Emilia, biblioteca, seguono dettagli
Venerdì 30 maggio, Bicocca, seguono dettagli
Venerdì 19 giugno, Torino, seguono dettagli
Agenda corsi
Story Hacking, il mio progetto di formazione & allenamento a bassissimo costo. Il prossimo incontro è il 29 marzo alle 17:30, parliamo di magia nera per fare le bolle, non di sapone.
Pronto Soccorso AI, 35 euro, un videocorso per avvicinarsi alle intelligenze artificiali.
Belle recensioni di In principio era DeepSeek (grazie!)
Shopping
Che cosa ho comprato
pantaloni in lino Oysho
Ricordo, soprattutto alle nuove arrivate1 (grazie!) che i consigli di questa newsletter non sono in vendita, però ogni tanto i libri che leggo mi vengono regalati dall'editore e su molti link c'è un codice di affiliazione, cioè se clicchi e compri io prendo una piccolissima percentuale (e a volte tu uno sconto).
Diventa host (abbiamo bisogno di host veri)
Readwise (app di condivisione di sottolineature)
You need a budget
Il Mannarino (bombette pugliesi) (sconto di 10 euro)
Nen (gas e luce)
Buon tutto. Grazie di esserci. Mafe
qui si pratica il femminile sovraesteso e anche una discreta anarchia linguistica
"E tu, che lavoro fai? E quanto bene fai alle persone intorno a te? Perché se è poco, allora sì, un’AI potrebbe sostituirti, anche tra poco, e gli umani intorno a te la accoglieranno con sollievo."
in effetti è quello che penso quando un umano al quale evidentemente non frega un caxxo e che è lì solo perché è disperato fa un lavoro subumano come quello del call-centerista e non riesce minimamente a risolvere il tuo problema... ci sono un sacco di lavori che sono subumani proprio in partenza, che le macchine ce li portino via è solo un atto di grazia.
Se ti è piaciuto Hail Mary leggi anche gli altri due suoi, in particolare the martian portato poi al cinema dal grandissimo Matt Damon. E comunque l'alieno di HM merita l'Oscar per il miglior attore non protagonista