Buon lunedì 14 ottobre,
la canzone triste di oggi è per chi non c’è più, sarà che piove, sarà che tra ricorrenze e incontri ogni tanto chi non c’è più c’è ancora meno, perché si sente tanto che manca.
Per non mancare alla mia promessa, una coccola del lunedì mattina, non una sberla, mi è venuto in mente quanto mi stranisco ogni volta che qualcuno dice di non amare i social perché non “me ne frega niente dei fatti degli altri”. Ora, sarà che io vengo da una terra dove “ti dico un fatto” è una promessa di delizie (e ok, spesso sono pettegolezzi, ma non solo), ma a me dei fatti degli altri interessa tantissimo, perché mi interessano tutti, meno sembrano interessanti più voglio saperne di più. Di solito origlio, a volte chiedo, sempre ascolto ma soprattutto osservo: a me piace pensare di leggere le persone anche in silenzio, anche incrociandole, figuriamoci cos’è per me un mondo dove puoi leggere quello che scrivono. Mi manca, molto, quel momento in cui le persone che frequentavo raccontavano la loro giornata online, sui blog, su Twitter, su Friendfeed, tutti luoghi spariti o mutati al punto di essere irriconoscibili. Leggersi, anche in silenzio, non è come frequentarsi, ma è sicuramente meglio di non leggersi e di non frequentarsi.
Una delle persone di quei tempi che in questi giorni mi manca di più è Marco Zamperini, perché anche lui era un lettore di umani, come me. Lui, meglio di me, dava a tutti la sua piena e indivisa attenzione, magari poi ti prendeva in giro, ma ti aveva vista, davvero. Come scrive sua figlia Rebecca “alla fine smette di piovere” e Marco per primo avrebbe detto minchia che peso è durata pure troppo questa tristezza.
Insomma, quando sembra che io sia distratta (e lo sembro sempre), in realtà sto studiando gli umani intorno a me, vedendo cose che quasi sempre mi commuovono profondamente. Non è un caso che una delle mie scrittrici preferite, una di quelle che mi esercito a imitare, è Elizabeth Strout. Strout è la maestra indiscussa del racconto delle vite altrui, quasi senza trama: la trama sono i legami, fisici, geografici, di parentela, di amicizia, una rete che affiora pian piano e che mi riempie sempre di una gioia triste. Sto leggendo il suo ultimo libro, Tell me everything, lo sto leggendo in inglese perché non ho la pazienza di aspettare la traduzione (Sally, scansate) ed è buffo, perché l’escamotage narrativo per alcune delle storie è Olive Kitteridge che dice, in inglese, vieni che ti devo dire un fatto.E Lucy Barton, che lo ascolta (in quanto scrittrice) le dice “All these unrecorded lives, and people just live them” (tutte queste vite non documentate e le persone le vivono e basta”.
Ecco, io nel mio piccolo cerco non dico di documentare le vite, ma almeno di (an)notarle, perché come diceva Adriano Sofri all’Internet Festival di Pisa, parlando di guerra: nessuno racconta la vita lontano dal fronte e questo vale anche per le vite in tempo di pace, nessuno racconta la vita lontano dal dramma, senza che ci sia “un fatto” e invece a me è proprio quello che interessa. Quando ci vediamo, io ti vedo.
Post che mi ha fatto bene leggere
Erica Cariello in Come non fare niente
Tiziana Metitieri su Come i media dovrebbero riportare le notizie sulla salute mentale
Spigolature
Come dicevo su, Tell me everything domina, insieme a The Last Man di Mary Shelley che ho saccheggiato per la mia presentazione all’Internet Festival (la sintetizzo lunedì prossimo).
Poi ci sono gli Slow Horses e ogni tanto una puntata di Shameless e poi ovviamente la dieta quotidiana di Blackist e Criminal Minds (che finiranno e io andrò in crisi).
Agenda incontri e presentazioni
21 ottobre, Le professioni della comunicazione digitale, Career Day Università di Urbino (online)
15/16 novembre, Slow Days, Milano
21/24 novembre, Pazza Idea, Cagliari
Agenda corsi
30 novembre, Scuola Holden a Torino, torna il Piano editoriale intelligente
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Alberto Puliafito che mostra come creare il tuo BOT con ChatGPT 4.
La mia nuova definizione di storia è tutto quello che inizia male e finisce bene (o finisce). Se non c'è qualcosa che inizia male, anche solo sullo sfondo, non c'è storia. Se vuoi capire cosa vuol dire iscriviti a Story Hacking, il mio progetto di formazione & allenamento a bassissimo costo. Il prossimo incontro è il 18 ottobre alle 12, parleremo ancora di trope, meme e stereotipi.
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Che cosa ho comprato
Ricordo, soprattutto ai nuovi arrivati (grazie!) che i consigli di questa newsletter non sono in vendita, però ogni tanto i libri che leggo mi vengono regalati dall'editore e su molti link c'è un codice di affiliazione, cioè se clicchi e compri io prendo una piccolissima percentuale (e a volte tu uno sconto).
Readwise (app di condivisione di sottolineature)
WestWing (bonus di 30 euro)
You need a budget
Il Mannarino (bombette pugliesi) (sconto di 10 euro)
Nen (gas e luce)
Buon tutto. Grazie di esserci. Mafe
A proposito di notare e (an)notare, ricordo che incontrai Marco Zamperini una volta a Milano, forse proprio l'anno in cui, pochi mesi dopo, morì. Non ci conoscevamo né lui aveva idea di chi io fossi. Presentavano un nuovo iPad, non ricordo nemmeno quale, quello di quell'anno insomma. Ricordo che lui era al computer, stava vedendo il keynote forse. Eravamo da Hagakure (ho controllato adesso e manco esiste più, ma se non ricordo male è diventata un'altra cosa e ha cambiato nome). Comunque: non so cosa mi spinse a farlo ma gli chiesi cosa gliene pareva. Non ricordo cosa mi disse ma si girò verso di me e mi spiegò cosa ne pensava. Per filo e per segno, come se ci conoscessimo da anni, a parte il fatto che ci conoscevamo - se così si poteva dire - da 2 secondi.
Mi è tornato in mente che di alcune persone si dice abbiano questa peculiarità: che quando parlano con te sono capaci di stabilire una connessione così forte che ti fa pensare che, in quel momento, sei l'unica persona al mondo o almeno l'unica a cui stanno dando tutta la loro attenzione. Sono capaci di notarti e di farti capire che, anche se solo per pochi istanti, è importante quello che pensi e che tu sei importante. Magari non è vero, magari lo fanno ma non lo pensano perché è un moto inconscio ma poco conta: ti fanno sentire "notato". E Zamperini per me fu questo tipo di persona.
"Ti dico un fatto" è un po' come Hai mangiato? Una promessa di Cura. Ricordo ancora il pomeriggio a casa di Paola, con te, Filippo, Artemisia e Zoltar.