Koselig #194 - aspettati il meglio
perché il doomerism non ci porterà da nessuna parte, qualunque sia la situazione
Sono reduce da tre giorni in giro per serate e feste, un misto di lavoro, piacere e un po’ più di tempo del solito per chiacchierare con persone che non vedo da anni o vedo tutti i giorni, ma senza tempo per noi.
Torino, per il Futures Party di Orbyta, Genova, per i 10 anni di Twow, Riccione, per la festa dell’estate di Sammontana. Al di là dei tanti discorsi fatti e del piacere di rivedere così tante persone e così innamorate del loro lavoro, con i Murazzi sempre più romantici e Genova sempre più vitale, a un certo punto mi sono resa conto di una cosa, che non so se riesco a spiegare.
Quindici anni fa il mondo del digitale italiano (sia tech sia adv) era frequentato da persone che erano sia in scena sia dietro le quinte, quasi tutte con un loro blog, da cui blogger (un po’ come se quelli che vanno al lavoro in auto venissero considerati automobilisti). Con l’arrivo degli influencer prima e dei creator poi la scena è stata occupata da persone diverse, facendo pensare a un ricambio cruento, come se fossimo stati spazzati via. È normale, è umano, ci sta: largo ai giovani. E noi vecchi dove siamo finiti? Beh, in questi tre giorni l’ho visto chiaramente, come probabilmente si vede anche a tutti gli eventi del mondo tech che ho perso l’abitudine di frequentare: siamo dietro le quinte, con in mano budget e strategie notevoli, spesso scrivendo le sceneggiature di chi deve andare in scena. Invisibili, ma potenti. Per molti, però, se sei invisibile non esisti.
Mi interessa relativamente poco parlare delle dinamiche della mia industry, mi interessa di più ricordare, a voce alta, che questo vale per qualunque contesto. Chi è in scena, col cappellino, alzando la voce, a volte è agente, molto spesso è agito. Sono anni ormai, forse decenni, che vediamo una messa in scena che molto probabilmente doveva portarci esattamente dove siamo e no, non sto parlando solo delle guerre in corso e del fatto che respiriamo aria inquinata in un clima sempre meno adatto a noi: il “noi siamo qui” è quella postura per cui pensi che non ci sia più niente da fare e quindi ti fai i fatti tuoi. Come scrive Alberto Acerbi in Tecnopanico “ho spesso notato una strana convergenza tra tecno-ottimisti e tecno-catastrofisti: entrambi pensano che le tecnologie abbiano un effetto deterministico e dirompente sugli individui e sulla società e che il nostro ruolo sia soprattutto passivo. (…) Le narrazioni allarmistiche fanno molto comodo a coloro che controllano questi strumenti: legittimano il loro (presunto) potere e oscurano i problemi più pressanti”. Per questo io insisto: preparati al peggio, aspettati il meglio. Don’t doom, bloom.
Presentazioni / interventi a convegni / recensioni
Libri letti e in lettura
Never flinch. La lotteria degli innocenti di Stephen King, tradotto da Luca Briasco (Traduttore). Amo Holly ma a questo giro si vede che neanche lei aveva voglia.
Il pappagallo muto. Una storia di Sara Maurizio de Giovanni. Una puntata particolarmente riuscita.
Risplendo non brucio di Ilaria Tuti. Due personaggi memorabili in una parte d’Italia che non mi stanco mai di visitare, anche nelle storie.
L'algoritmo bipede. L’avvincente storia di come mente, corpo e tecnologia evolvono insieme di Martina Ardizzi (70%)
Webfare: A Manifesto for Digital Well-Being di Maurizio Ferraris (90%)
Kairos di di Jenny Erpenbeck tradotto da Ada Vigliani (25%)
Serie tv
Criminal Minds (12), Chicago Med (10), Disclaimer (1), Dieci Capodanni (miniserie), Star Wars Andor (1), Rizzoli & Isles (1), Cold case (1), Dept Q (1), Working Moms (1), Nine perfect strangers (2)
Serie un po’ abbandonate
M, il figlio del secolo (1), Silicon Valley (1), High Potential (1), Black Mirror (7)
Serie finite
Four Seasons, tutti leggermente sfasati, ma ti affezioni
Secrets we keep, gloom danese in salsa au pair
Dying of sex (miniserie), del come morire, godendo
Suspect: The Shooting of Jean Charles de Menezes (miniserie): per non dimenticare, mai
The Pitt (1), una calata all’inferno in quindici puntate, poi si esce. Prezioso.
The Residence (1), adorabile, Crazy Eyes detective bird watcher bravissima, tutti bravissimi. Poirot incontra Downton Abbey.
Departure (1), divertente, un po’ telefonata, non guarderò mai più l’intrattenimento a bordo con gli stessi occhi. La 2 peggiora tantissimo, peccato.
Adolescence (miniserie), in cui si vede chiaramente che siamo tutti in prigione
Severance (2), mi consiglia ChatGPT: Crea un “suono di soglia”: una playlist che segna il passaggio dal dentro al fuori, dal lavoro al riposo.
Zero Day (miniserie), brutta, ma brutta forte, unica cosa che rimane: ma quindi l’11 settembre se lo sono davvero fatto da soli e stanno per dircerlo?
Reacher (3), un po’ noiosetta, ultima puntata dalle parti di Bud Spencer
22/11/1963, giusto finirla in questi giorni, per ricordare che la storia non è lineare
Paradise, il Don’t look up che mi meritavo.
Prime Target, una bellissima idea sprecata.
Blacklist. Sono in lutto. Il mondo senza Raymond Reddington e i suoi accoliti è molto meno interessante.
Silo. Una lentissima esplorazione del conflitto tra informazioni e bulloni, con un’eroina di cui non puoi più fare a meno.
Bulletproof, amata molto, nonostante tutto.
Killing Eve (4), quasi solo per fan. Consiglio la prima stagione e basta.
The Night Agent (2), un po’ confusetta.
The Agency (1), mi manca Malotru.
The recruit (2), cialtronissima e per questo impeccabile.
Agenda corsi
Story Hacking, il mio progetto di formazione & allenamento a bassissimo costo. Iniziano le vacanze estive e ci reincontriamo a settembre con una Masterclass di 3 ore. Per i nuovi abbonati c’è tutto l’archivio :-)
Pronto Soccorso AI, 35 euro, un videocorso per avvicinarsi alle intelligenze artificiali.
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Buon tutto. Grazie di esserci. Mafe
Qui si pratica il femminile sovraesteso e anche una discreta anarchia linguistica
Il cuore si scioglie su “tre blogger”