Koselig #159 - tutto ancora da scrivere
Pilota automatico, inventori che leggono, parole che salvano
Buon lunedì 8 aprile,
manco da un po’, anche a me stessa: è quello che sento quando lavoro troppo, come se venissi occupata momentaneamente da una persona diversa che mette una marcia più bassa, imbocca una salita e tira, tira, tira mentre io mi rincantuccio un po’ spaventata sul sedile del passeggero. Una metafora automobilistica per il lavoro, non male per una persona che vorrebbe veder sparire (quasi) tutte le auto dalle città. Ci avevano promesso le macchine volanti e la fine del lavoro, io son qui che aspetto.
Per qualche settimana ho vissuto nel futuro anteriore, un tempo verbale dimenticato ma di tutto rispetto: “quando avrò finito”. E venerdì sera, alla fine di una giornata di dodici ore lavorative, mi sono detta: torna all’indicativo presente. Per me il futuro anteriore è una lucetta rossa, un indizio che qualcosa sta per rompersi: quando vivo nell’attesa che qualcosa finisca (o inizi) vuol dire che non sto vivendo, che sono in auto, nel posto del passeggero, che non va bene.
E che cosa va bene, senza mai tradirmi, nella mia vita? Le parole.
Le parole lette, prima di tutto. Grazie a Silvia Schiavo sono arrivata a Close reading, un libro eccezionale che inizia citando Ralph Waldo Emerson “Devi essere un bravo inventore per leggere bene”. Un libro che mi ha restituito un po’ di fiducia nell’importanza del lavoro di trovare e scegliere le parole giuste in una situazione in cui, come dico spesso, “i software sono gli unici che leggono tutte le parole che scrivo”. Lo dice bene Enrico Marchetto, in un post che ricorda la prima regola della buona scrittura, anche professionale: avverbi e aggettivi sono al 90% inutili. Sono una lucina rossa che segnala che quel testo è debole.
E poi le parole scritte, non solo per lavoro. Sto per iniziare anche io un corso di scrittura, La gioia di scrivere, e ieri mattina ho scritto il primo esercizio. Quando scrivo sono guidatrice, passeggera, bagaglio, motore, volante e ruota. L’unica vera domanda a cui non ho ancora dato una risposta è perché non scrivo di più, perché non scrivo sempre e farmela scrivendo è un paradosso delizioso e interessante.
E le parole parlate? Le mie preferite, quelle con Filippo, mio marito. Inside joke dopo inside joke, fino alla nausea. Ma anche quelle della formazione, quando senti che ti sei fatta capire. Sul parlato, però, ho un tono ancora troppo basso, chiedo ancora permesso. Ci lavoro su.
X-View May December (film di Todd Haynes)
“Brava, io non avrei mai avuto il coraggio di far vedere quelle braccia. Sei una ragazza moderna”.
Ci sono due famiglie, una normale, una no. I figli della famiglia normale sono bianchi, magri, cattivi. I figli della famiglia no sono mezzo sangue, tondetti, disperati. Il padre è più vicino a loro di età che alla madre, che lo ha sedotto, dicendo di essere stata sedotta, quando lui era in seconda media.
May December è soprattutto un film sulla recitazione, letterale e metaforica. C’è un’attrice che studia Gracie, per interpretarla in un film sulla sua vita, c’è Grace che recita la parte della bella del sud, una donna che sorride sempre, anche quando le lasciano pacchi di merda davanti alla porta, una donna che vende torte rovesciate ai vicini e piange al piano di sopra.
La figlia diciottenne non comprerà il vestito sbracciato e forse perché ho un’età in cui tutti sconsigliano di mostrare le braccia quella scena mi ha rovesciato lo stomaco. Che Gracie voglia ferire la figlia o no, non è rilevante; tutte noi ragazze un po’ pienotte o signore sbracciate siamo state ferite da quello che Vera Gheno, in Amare Parole, definisce il continuo scrutinio degli altri, soprattutto di chi ci vuole bene.
Stai bene, mi hanno detto per anni quando tornavo a Taranto da Milano per le vacanze. Dopo un po’, a volte dopo un bel po’, uno scrutinio più lungo del solito. Stai bene adesso, si vedono gli zigomi, prima avevi la faccia tonda, mi disse una prozia molto vanitosa. A noi ragazze, a noi donne, c’è sempre qualcuno che ci pesa con gli occhi, uno sguardo che stringe o vorrebbe stringere il corsetto di Via col vento. E se quel “stai bene” non arriva succhia tutta l'aria, con l’ansia che riempie il vuoto.
I figli del matrimonio di prima, quello normale, sono molto sicuri di sé, ma probabilmente anche alla figlia più grande è stata regalata una bilancia per il diploma di maturità. La madre, sfidata, spiega “te l’ho regalata perché è una tradizione”.
Corsetti, bilance, mezze maniche: non è la storia più crudele di un film dove tutti soffrono, facendo finta di essere felici. O forse lo è, anche per le belle del sud, per tutte noi, che poi da grandi facciamo yoga per imparare a respirare nella pancia, dopo una vita a trattenere il fiato.
Spigolature
Sulle parole consiglio un podcast adorabile, Puntino (che era anche il nome del mio gatto). Una prima stagione di nove puntate, aspetto con trepidazione la seconda.
Letti due Musso, perfetti quando stai pensando ad altro: Un appartamento a Parigi e Angelique. Oltre a Close reading sto leggendo Psicosoluzioni e L’orizzonte della notte, con il Carofiglio che preferisco, quello che traveste i saggi da romanzi.
Avanzo un po’ a fatica con i 3 corpi, rido molto con Monk e anche con Perception. Criminal Minds si conferma una serie sulla bellezza del lavoro di gruppo e del rispetto reciproco.
Ho scritto un lungo articolo sulle intelligenze artificiali generative come tecnologie abilitanti. È il primo di una serie, se c’è qualche argomento che vorresti che affrontassi, dimmelo!
Agenda presentazioni
10 aprile, online, presentazione per Sapere Digitale. Con Alberto Puliafito e Paolo Giovine.
10 aprile, 18:30, Milano, Libreria Centofiori, presentazione del libro di Rocco Rossitto “Dire qualcosa non vuol dire avere qualcosa da dire” (da oggi mio esempio fav per ricordare che la ricerca dei sinonimi per non ripetersi è peggio dell’aggettivo esclusivo). Con Rocco, Gianluca Diegoli e io.
Se vuoi organizzare una presentazione in una libreria, in una palestra, in piazza, ma anche in azienda o nella tua agenzia, scrivimi e organizziamo: ho ancora tante cose importanti da dire.
Agenda corsi
quando vuoi: Pronto Soccorso AI, 35 euro, un videocorso per avvicinarsi alle intelligenze artificiali. Con un aggiornamento di
Alberto Puliafito che mostra come creare il tuo BOT con ChatGPT 4.
Ho una nuova definizione di storia: tutto quello che inizia male e finisce bene (o finisce). Se non c'è qualcosa che inizia male, anche solo sullo sfondo, non c'è storia. Se vuoi capire cosa vuol dire iscriviti a Story Hacking, il mio progetto di formazione & allenamento a bassissimo costo. Il prossimo incontro è il 22 aprile alle 12.
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Che cosa ho comprato
un paio di orrendi pantaloni in finto lino che non vi linko per ovvi motivi e che non mi fanno restituire ma rimborsano metà
Ricordo, soprattutto ai nuovi arrivati (grazie!) che i consigli di questa newsletter non sono in vendita, però ogni tanto i libri che leggo mi vengono regalati dall'editore e su molti link c'è un codice di affiliazione, cioè se clicchi e compri io prendo una piccolissima percentuale (e a volte tu uno sconto).
Readwise (app di condivisione di sottolineature)
Nen (gas e luce)
WestWing (bonus di 30 euro)
You need a budget
Il Mannarino (bombette pugliesi) (sconto di 10 euro)
Buon tutto. Grazie di esserci. Mafe
Grande Mafe! Newsletter spaziale questo numero! Come sempre leggerti è puro piacere e ispirazione assieme!