Koselig #134 - Ho un capello bianco, uno solo
E su Zoom scintilla come una spada di Hattori Hanzō
Buon 27 marzo,
ma davvero a così tante persone in primavera viene sonno? A me sembra di essermi appena svegliata da un lungo letargo.
Con la ristrutturazione della casa mi sono regalata un piccolo spazio di lavoro tutto per me, in un angolo cieco della cucina. Mi piace molto avere i fornelli come sfondo invece della classica libreria e adoro lavorare sotto un grande Velux, mi sento come una pianta che cresce con la luce. Luce impietosa, però. Tutto il contrario di una ring light. È una specie di rivelatore naturale di rughe, occhiaie e capelli bianchi. O meglio, capello, uno. È sempre lo stesso da anni, perché non l’ho mai tirato - echi di mia nonna: se ne tiri uno ne ricrescono tre. Aveva ragione. È rimasto da solo e non si vede molto, tranne che su Zoom, dove nonostante il filtro bellezza (che uso copiosamente) ogni tanto mi guardo e non mi riconosco. A volte mi sembra che le persone in riunione siano a disagio, come se non mi riconoscessero neanche loro. E di videocall in videocall mi sono scoperta più vanitosa, più insicura e anche più attenta al mio aspetto. O meglio: alla coerenza tra il mio lavoro e il mio aspetto. Quanto è credibile una digital strategist ultracinquantenne? Non lo so e non è ancora un problema, ma nel frattempo mi sono rifatta non la faccia (non ancora), ma le foto e l’immagine coordinata. Appena il sito è pronto butto fuori tutto. Forse anche prima.
Al mio cospetto
Che effetto ha su di noi aversi sotto gli occhi di continuo e sapere che sei sotto gli occhi degli altri? Ce lo stiamo chiedendo troppo poco, secondo me. Ne avevo già parlato, ma torno a pensarci: noi non siamo abituati a vederci di continuo e infatti i software di videocall hanno la funzione “nascondimi alla mia vista”. Io ogni tanto, esasperata, la attivo e beh, mi sembra di sparire. Di non esserci più. Disincarnata, solo una voce che parla da sola a videocamere spente o a persone inquadrate di profilo o che chiaramente stanno facendo altro, come me, dall’altra parte. La sincronia è sopravvalutata.
E aprendo un libro
Stamattina ho letto il passaggio in cui Proust (Dalla parte di Guermantes) descrive la telefonata con la nonna. Quella straniante sensazione di qualcuno lontano e senza corpo di cui all’improvviso senti la voce, in un’intimità contraddetta dalle telefoniste che ascoltano (le ombrose sacerdotesse dell’Invisibile, le Signorine del telefono!). È una delle prime telefonate e il collegamento è difficile, eppure siamo già insofferenti. Marcel o meglio il protagonista dice già “noi” lamentandosi di una tecnologia ancora poco diffusa.
“Come ormai succede a tutti noi, trovavo che non fosse, per i miei gusti, sufficientemente rapida, nei suoi mutamenti improvvisi, la meravigliosa fantasmagoria cui bastano pochi istanti per far comparire accanto a noi, invisibile ma presente, la persona con la quale vogliamo parlare e che, senza muoversi dal suo tavolo, nella città dove vive (…), sotto un cielo diverso dal nostro, con un tempo che non è necessariamente lo stesso, fra circostanze e preoccupazioni che noi ignoriamo e di cui ci parlerà, si trova di colpo trasportata (lei, e tutto l’ambiente dove continua a essere immersa) a centinaia di leghe di distanza, accanto al nostro orecchio, nel momento esatto stabilito dal nostro capriccio”
Spigolature
Ho letto Il paziente, prequel della trilogia delle Regine. Mi aspettavo di più, ma scorre via come deve. Idem Central Park, con il talento per le sorprese di Musso al servizio di un lungo viaggio negli Stati Uniti. E Tra due mondi, meno bello di Superficie ma comunque un viaggio utile in un posto orribile, la Giungla di Calais. E poi sono finita su un’isola in Scozia, con La gemella silenziosa, che fa un po’ paura, ma poca. Ho letto, bestemmiando per mille motivi, Cose che non si raccontano di Antonella Lattanzi. Non me la sento di consigliarlo, ma è bellissimo. Così come è bellissimo V13. Cronaca giudiziaria. che però ho dovuto abbandonare. Troppo dolore, troppa paura.
Ieri ho iniziato Aspettando buone notizie, il terzo episodio della saga di Jackson Brodie, che ha una bella serie tv (BBC). Non so se capita anche a te, ma spesso i libri che scelgo si richiamano tra di loro. Per esempio in Tra due mondi un personaggio dice “Ad augusta per angusta”, espressione che non avevo mai sentito. In Aspettando buone notizie Ad augusta per angusta è il titolo di un capitolo. Quando capita sorrido sempre molto, mi sento messa a parte di un segreto.
Non sono andata da nessuna parte (solo a Lugano, di nuovo), ma Milano è bellissima e ho impiegato un po’ di tempo nel difenderla. Impiegato, non sprecato.
Agenda
15 aprile: Imparare a gestire il tempo, un corso online di 5 ore con la Scuola Holden (120 euro iva inclusa)
Shopping
Che cosa ho comprato (idea rubata a Domitilla che l'ha rubata al Post)
Questa settimana non ho comprato niente di rilevante. Ti ripropongo però le affiliazioni di prodotti e servizi che consiglio.
Ricordo, soprattutto ai nuovi arrivati (grazie!) che i consigli di questa newsletter non sono in vendita, però ogni tanto i libri che leggo mi vengono regalati dall'editore e su molti link c'è un codice di affiliazione, cioè se clicchi e compri io prendo una piccolissima percentuale (e a volte tu uno sconto).
Readwise (app di condivisione di sottolineature)
WestWing (bonus di 30 euro)
You need a budget
i fiori di Colvin
Hellofresh (primo pasto gratis)
Buon tutto. Grazie di esserci. Mafe
"ma Milano è bellissima e ho impiegato un po’ di tempo nel difenderla" -- MTCM.
Ottimo pezzo. Bravissima. :)