Koselig #132 - facciamo a capirci
E se il problema della comprensione non riguardasse solo la scrittura?
Buon 6 marzo,
è il momento di quella che ieri ho scoperto chiamarsi “apricity”, scaldarsi al sole d’inverno (o quel che ne resta). Dal latino “aprico”, la cui traduzione rivela un’altra parola sorprendente: soleggiare.
Parole, parole, parole
Il dato è noto, anche se spesso riportato in modo fuorviante: pur avendo quasi raggiunto l’alfabetizzazione di tutta la popolazione in Italia siamo messi maluccio sia a literacy (l’uso delle proprie capacità di lettura e scrittura) sia a numeracy (l’uso delle proprie capacità di calcolo). In realtà entrambe le parole fanno riferimento a qualcosa di più complesso, per l’UNESCO “un apprendimento continuo negli individui quando tendono ai loro traguardi, allo sviluppo della loro conoscenza e delle loro potenzialità e alla piena partecipazione alla vita”. Per analfabetismo funzionale, la bruttissima espressione usata per dirlo, si intende più o meno questo: molte, troppe persone sanno leggere, ma non capiscono quello che leggono. Per non parlare dei numeri, presi quasi sempre alla lettera (no pun intended), soprattutto quando usati in percentuale. E no, non è un problema dei ragazzi e della scuola di oggi, ma più degli over55 e della scuola di ieri, come dimostrato dalle due indagini parallele, PIAAC per gli adulti e PISA per i ragazzi. La stessa convinzione, estremamente diffusa, che siano i ragazzi a comprendere sempre meno (e per colpa dei social!!) è un sintomo della difficoltà di comprensione che affligge, al contrario, soprattutto i miei coetanei.
Una buona notizia, spero, in un contesto difficile, a cui volevo aggiungere un mattoncino di difficoltà e uno di speranza. Spesso, troppo spesso, siamo convinti che il problema della comprensione reciproca sia legata alla lettura e scrittura. A gran voce, infatti, molte persone reclamano di “sentirci”, che “di persona” ci capiamo meglio. Hai presente? Una grande illusione, soprattutto quando il problema della comprensione ha a che fare con idee nuove e diverse, quelle che per Proust, già un secolo fa, creavano una situazione in cui “si avvertiva ben presto un senso di stanchezza e si sarebbe voluto rimettere piede su qualcosa di più concreto, in altri termini di più abituale”.
Non siamo abituati alla lettura
Quello che sempre più spesso rilevo, invece, è che non ci capiamo anche parlando, perché l’ostacolo non sono le righe del testo, sono le parole che lo compongono e i significati a cui si riferiscono, significati sempre meno condivisi, via via che la società di massa si sgretola. Le parole e anche le forme, con una vittima che emerge: il punto interrogativo, ucciso dall’esclamativo. Per farci sentire tendiamo ad affermare, con forza! con veemenza! con sicumera! e quindi quando qualcuno fa una vera domanda, non una domanda retorica, ce la perdiamo per strada. Ci gioca un po’ anche Lorenzo Fantoni, che su Heavy Meta chiede “Posso insegnarti a scrivere?” e non ti sta chiedendo il permesso, se lo sta chiedendo davvero. “Me lo sto chiedendo sul serio, sono in grado di farlo? Che cosa posso e voglio insegnare?”
Facci caso, alle domande. Aguzza le orecchie, anche quelle mentali, alla ricerca di quel segno che indica dubbio, apertura, verifica. Una domanda! Che speranza meravigliosa in un mondo che sembra volere solo certezze, per nascondere la paura.
Spigolature
Ho quasi finito la saga familiare horror Blackwater, non ce l’ho fatta ad aspettare la traduzione. Mi manca l’ultimo libro, Rain. Non so cosa sarà di me quando dovrò abbandonare l’Alabama, per fortuna sono solo al 30% della Recherche, che centellino.
Sono stata alla Centrale Fies, a Dro, che è sempre un po’ come andare a Oz, ma senza tornado. Ho dormito a Torbole, all’Hotel Lago di Garda, dove consiglio una camera vista lago e una cena al ristorante Aqua.
Mi sono fatta fare delle foto, bellissime, da Carlo Campi. Ne parlo meglio quando sono pronte, ma per ora, se ti servono foto professionali e non banali, ti consiglio di affidarti a lui (meglio se affiancato dai consigli di Arianna Chieli).
Agenda
15 aprile: Imparare a gestire il tempo, un corso online di 5 ore con la Scuola Holden (120 euro iva inclusa)
Shopping
Che cosa ho comprato (idea rubata a Domitilla che l'ha rubata al Post)
tre t-shirt da Cos, una bianca, una celestina, una fuxia
Buon tutto. Grazie di esserci. Mafe